giovedì 2 marzo 2017

La follia della guerra raccontata in “Valzer con Bashir”



Qualche sera fa ho visto un film. Ok, non esattamente un film, ma un film d’animazione, che non è un cartone animato. Ho visto un film di cui non avevo mai sentito parlare prima, me l’ha consigliato la mia coinquilina perché ha pensato che potesse piacermi: mai scelta fu più azzeccata. Mi sono commossa, indignata, ho provato dolore senza una reale spiegazione. O forse sì.

Ho visto un film d’animazione del 2008, diretto da Ari Folman -protagonista della storia: “Valzer con Bashir” (titolo originale Vals Im Bashir). Il titolo è riferito alla danza di un soldato che, durante un’imboscata, si butta in strada e spara incessantemente in aria con il suo mitra, “osservato” dal poster di Bashir Gemayel, politico libanese assassinato nel 1982.
Dovete assolutamente vederlo, e le ragioni sono mille e più.

In un bar israeliano, l’ex fante dell’esercito israeliano Ari Folman incontra l’ex commilitone Boaz Rein-Buskila. Quest’ultimo sta raccontando un suo sogno ricorrente: ventisei cani inferociti corrono all’impazzata tra le strade della città e si fermano ogni notte sotto la sua finestra. L’incubo è legato a un ricordo del passato, risalente alla guerra in Libano del 1982, e sono la testimonianza dei ventisei cani uccisi da Buskila durante un’operazione di pattugliamento notturno nei campi profughi palestinesi. Uno alla volta, fuori tutti.
Folman, con estremo stupore, realizza di non aver ricordi relativi alla guerra. Nessuno. Completamente rimossi in chissà quale angolo remoto della memoria. Eppure era lì, in prima linea come soldato, tra i carri armati, le imboscate e gli innumerevoli corpi senza vita di civili. Più tardi, Folman viene assalito da un flashback che lo riporta indietro negli anni: è notte, lui si trova in spiaggia con altri due commilitoni, stanno facendo un bagno mentre la città di Beirut, di fronte a loro, è illuminata soltanto dai razzi al fosforo durante quello che passerà alla storia come l’eccidio di Sabra e Shatila. Una scena che verrà riproposta più volte nel corso del film… Da pelle d’oca.
Parte, quindi, il tentativo di ricostruire la sua esperienza: Folman si rivolge a una psicologa e a un amico esperto in materia il quale suggerisce che probabilmente i ricordi legati all’eccidio sono frutto dell’immaginazione. La mente umana, a volte, è incontrollabile e viaggia parallelamente alla realtà. Contatta e incontra ex commilitoni per cercare di mettere insieme i tasselli di un puzzle che non vuole emergere. I ricordi spesso sono vaghi, la memoria ha cancellato gli episodi più drammatici, e ricostruire la cronologia e la realtà dei fatti sembra quasi impossibile, con visioni che riaffiorano prepotentemente senza censura, mostrandosi chiaramente in tutta la drammaticità della guerra.

Pian piano, riaffiora anche il vero motivo per cui quelle immagini erano state relegate lontano dagli occhi e dalla testa: il senso di colpa.
Le scene finali ripropongono, inaspettatamente, video di repertorio del massacro: donne disperate che non sanno dove andare, fumo, distruzione, morte. È la guerra.

Nonostante sia un film d’animazione, Valzer con Bashir rientra nel genere documentaristico per la raccolta di testimonianze di eventi legati alla guerra del Libano. I ricordi dei commilitoni sono riportati drammaticamente, c’è poca luca, le musiche (splendide, di Max Ritcher) fanno da sfondo dall’inizio alla fine passando dal rock duro a sinfonie classiche ed è difficile non farsi trasportare dalla crudezza dei conflitti. Inoltre, lo stile giornalistico dell’intervista aiuta a dare autorevolezza alle testimonianze.
In Libano è vietata la riproduzione del vincitore del Golden Globe 2009 come miglior film straniero. Comprensibile, essendo un capitolo drammatico della storia del paese. Tuttavia, per vie traverse alcuni blogger sono riusciti a far proiettare il film a Beirut nel 2009, alla presenza di un centinaio di persone, aprendo la strada per successive proiezioni.

Valzer con Bashir è da vedere perché in 90 minuti sono condensati gli avvenimenti dei conflitti della guerra del Libano dei primi anni Ottanta, culminando con l’eccidio del 1982. Per mostrare gli orrori di qualsiasi guerra, per sottolineare l’irrazionalità di addestrare centinaia di uomini e mandarli a morire senza adeguata preparazione, per condannare definitivamente qualsiasi evento bellico. Perché la guerra non è mai giusta, perché il fine non giustifica mai i mezzi, perché, ancora oggi, dobbiamo ricordarcelo.

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- Sher



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