sabato 14 gennaio 2017

Consigliare un film in base alla colonna sonora: proviamoci!



Spesso mi capita di farmi consigliare dei film, indirizzando sul genere, o magari sulla trama in linea di massima, o, più raramente, sul regista.
E così via di grandi classici da recuperare o nuove scoperte da apprezzare. Oggi, però, voglio consigliarvi una serie di film basandomi esclusivamente sulla soundtrack. Già, perché, secondo me, la musica è fondamentale in un film e, che sia solo d’accompagnamento o parte integrante della scena, le note riescono sempre, nel bene o nel male, a coinvolgere lo spettatore.
I film che vi propongo, in ordine di personale gradimento, sono i primi che mi sono balzati alla mente pensando esclusivamente alla colonna sonora, a prescindere dal fatto che mi sia piaciuto o no. Devo ammettere, però, che sono tutti meritevoli di essere visti … Forse proprio grazie alla suggestione creata dalla musica?


“L’ultimo dei Mohicani” (1992), regia di Michael Mann
Ispirato all’omonimo romanzo di James Fenimore Cooper del 1826, The Last of the Mohicans è un grande classico del cinema assolutamente imperdibile. Ambientato in Nord America nel 1757, racconta la Guerra franco-indiana tra francesi e inglesi per il possesso di questo territorio che si intreccia con le vicende di una famiglia di indiani d’America.
Le musiche sono un capolavoro da rendere patrimonio dell’umanità. Il ritmo incalzante delle melodie di Randy Edelman e Trevor Jones sono assolutamente perfette e rendono al meglio il susseguirsi delle azioni del film, soprattutto nelle scene finale. Il tutto reso ancora più coinvolgente da un bellissimo Daniel Day Lewis. Lacrime e brividi.

“Inception” (2010), regia di Christopher Nolan
Si sa, a Nolan non piacciono le trame banali (vedere “Memento”, 2000). Qui, però, si è superato, anche perché non tutti hanno ancora capito il significato profondo del finale del film. Credo neanch’io, nonostante l’abbia visto almeno quattro volte. Quindi per la trama guardate direttamente il film o navigate un po’ sul web per schiarirvi le idee.
La visione di Inception, però, ve la consiglio innanzitutto (e quasi esclusivamente) per la maestosa e colossale colonna sonora di Hans Zimmer, il maestro già premio Oscar. Quattro minuti e mezzo di pura evasione, anche qui il crescendo riesce a tenere con il fiato sospeso lo spettatore, ma anche, semplicemente, l’ascoltatore. Chiudete gli occhi e viaggiate.

“Requiem for a dream” (2000), regia di Darren Aronofsky
Credo che sia, a buona ragione, uno dei film (se non IL film) più angoscianti che abbia mai visto; la visione ha messo a dura prova il mio livello di sopportazione. Non una semplice storia di droga, qui c’è una commistione sadica di violenza, sesso e alienazione. Il susseguirsi delle scene fa entrare lo spettatore in uno stato di malessere da cui non ne esce neanche alla fine; un vero e proprio vortice verso la totale mancanza di reazioni, se non conati di vomito. Ho letto che Aronofsky chiese a Jared Leto e Marlon Waynas, due dei protagonisti, di non avere rapporti sessuali né assumere zucchero nei trenta giorni precedenti alle riprese, per “vivere” più intensamente la sensazione di astinenza da eroina.
Però. Però. Che soundtrack! Composta da Clint Mansell ed eseguita dal Kronos Quartet, è assolutamente meravigliosa, disturbante tanto quanto il film, non puoi ascoltarla almeno due volte di seguito. Ancora una volta il crescere del ritmo e della potenza della musica combaciano perfettamente con la caduta libera dei personaggi. Un film da vedere assolutamente, ma non consigliato a tutti. La colonna sonora, invece, potete tranquillamente godervela, magari non per far addormentare i bambini!

“Goodbye Lenin!” (2003), regia di Wolfgang Becker
Siamo in una Berlino, precisamente la parte Est, ancora divisa dal muro, nel 1978. Christiane, madre di famiglia, dedica tutta se stessa agli ideali della Repubblica Democratica Tedesca, dopo essere caduta in depressione per la fuga del marito nella parte Ovest. Nell’ottobre del 1989 mentre si reca ai festeggiamenti per l’anniversario della DDR, scorge il figlio Alex fermato a pestato dalla polizia, insieme a centinaia di ragazzi scesi in strada per protestare contro il regime socialista ormai logoro. A quella vista la povera Christiane sviene e, colpita da un infarto, entra in coma. Al suo risveglio, otto mesi dopo, la realtà è ben diversa: il muro è crollato, ma il figlio Alex, per evitare lo shock che la scoperta potrebbe comportare, cerca di ricreare l’ambiente della DDR.
Se il film è davvero bello, la colonna lo è di più: merito dell’immenso Yann Tiersen, già celebre per le musiche de “Il favoloso mondo di Amélie”. Qui in realtà c’è ben poco da dire, perché il piano di Tiersen fa tutto il resto, adattandosi al susseguirsi delle scene ora drammatiche, ora grottesche. Note disegnate appositamente per un film per nulla banale.


“Into the wild” (2007), regia Sean Penn
Qui potrei spendere migliaia di parole per un film (e un romanzo) ormai mainstream ,ma che ha decisamente cambiato la visione della realtà a molte persone, me compresa. Infatti, l’ho già fatto proprio qui e non mi dilungo oltre.
La voce diEddie Vedder qui si può assaporare in tutta la sua bellezza e naturalezza. Il leader dei Pearl Jam, spesso accompagnato dall’ukulele, ci fa viaggiare insieme ad Alex Supertramp (interpretato da Emile Hirsch), attraversando l’Alaska selvaggia e incontaminata. Il brano “Society”, in particolare, è una vera e propria denuncia nei confronti del consumismo, ma se non si conosce il testo potrebbe sembrare una splendida canzone d’amore grazia alla profondità della voce di Vedder. Non resta che partire!


“Il gladiatore” (2000), regia Ridley Scott
Il colossal ci sta sempre bene: come non inserire uno dei film più famosi e belli di sempre. Uno di quei film che, al solo nominarlo, fa partire l’attore migliore che è in noi con la celebre presentazione “Mi chiamo Massimo Decimo Meridio, comandante dell'esercito del Nord, generale delle legioni Felix, servo leale dell'unico vero imperatore Marco Aurelio. Padre di un figlio assassinato, marito di una moglie uccisa... e avrò la mia vendetta... in questa vita o nell'altra”.
Pura epicità. La stessa che ritroviamo nella colonna sonora che fa da sfondo ai momenti più psicologicamente devastanti dell’intero film, cioè la fine. Non mi stupisce che, anche in questo caso, ci sia lo zampino magico di Hans Zimmer che non ne sbaglia una. Già piango solo a pensarci di nuovo.

I film ci sono, le colonne sonore anche… Buona visione e, soprattutto, buon ascolto!

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Sher

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