domenica 22 maggio 2016

"Ah...Ahh...Ahhh...": un romanzo noir ai limiti del grottesco



Romanzo sui generis con personaggi altrettanto particolari, “Ah…Ahh….Ahhh…” (2015, Genesis joint venture) racconta le vicende che avvengono a Doppio Senso, una piccola città di provincia “dove le strade sono tutte a senso unico”. Siamo nella sala conferenze della biblioteca di paese e un signorotto di nome Armando Bentivoglio, scrittore stravagante e che non passa di certo inosservato, è stato invitato a presentare il suo ultimo libro Pochi conoscono la morte, un titolo evocativo, preannuncio della sventura che colpirà tutti i presenti.


Nonostante non passi inosservato, loquacità da vendere e abiti eccentrici, Bentivoglio non si è mai trovato a suo agio nella presentazione delle opere, perché preferisce lasciare ai lettori il beneficio del dubbio nei confronti dell’autore, ma non stavolta. Ed eccolo, così, alle prese con un lettore insistente dagli spessi occhiali, con Carla, l’ammiccante direttrice della biblioteca che cerca di scoprire i suoi segreti professionali, con il giornalista Carmelo Fattobene, soprannominato “Firmamento”, con un pubblico perplesso al quale rivolge una provocazione scrivendo, sulla lavagna, “Ah…Ahh…Ahhh…”, stuzzicando la riflessione sulla differenza tra il come si scrive e il come si legge. Suscitare emozioni; è questo lo scopo di Armando.

Tra la curiosità e l’irruenza degli interventi, l’autore e i lettori sono invitati a spostarsi nel bar “L’Occasione” per assaporare un buon caffè, sicuramente preferibile alle pizzette dalla qualità discutibile. Improvvisamente, un urlo straziante richiama l’attenzione dei presenti: una donna è distesa sul pavimento della toilette, faccia a terra, una copia di “Pochi conoscono la morte” che fa capolino dalla borsa, l’inquietante scritta rosso vermiglio “Ah…Ahh…Ahhh…” incisa sulle pareti, l’aria drammaticamente surreale e il bar che si trasforma in una scena del crimine. Non tarda ad arrivare il commissario Antonio Loquace che inizia a indagare: tutti i presenti sono coinvolti. Presto la vittima si scoprirà essere la sventurata e sensuale Luana Momenti, la figlia dell’onesto sindaco della cittadina.
Gli interrogatori si svolgono in un clima ad alta tensione, si crea una situazione quasi grottesca, che a volte sfiora il ridicolo e l’assurdo, tanto che tra gli indagati finiscono anche le pizzette di Gianfranco, il proprietario del bar, colpevoli di aver causato malesseri diffusi. Dopo la notte passata in commissariato a interrogare i presenti, la trama si infittisce di dettagli. Lo strano caso prenderà una piega insolita tra rivelazioni e dichiarazioni a tratti comiche, non convenzionali.

Ciò che colpisce è lo stile di scrittura della misteriosa autrice, Nuwanda, scorrevole, fresco, ma anche ricercato ed estremamente curato nell’uso di un vocabolario diverso a seconda del personaggio: si passa da conversazioni semplici, quasi familiari, come quelle che avvengono tra il commissario Loquace e l’agente Palumbo, a espressioni più ricercate, quali i dialoghi, più spesso monologhi, di un Bentivoglio estasiato di fronte a una riproduzione di Ronda notturna di Rembrandt.
Non trascurabili sono le descrizioni dettagliate degli ambienti, dei personaggi, dei gesti; difficile non figurarsi tutte le singole scene in mente. I personaggi sono delle macchiette stereotipate, descritte con estrema accuratezza. Ed ecco che si presenta ai lettori lo scrittore Bentivoglio dalla esile notorietà, ma robusta cultura e intransigenza che si lascia andare a uno sguardo di troppo alla vista di una bella donna. Estroso nel modo di vestire, pungente con le parole, estimatore dell’arte. O come non rendere merito al commissario Loquace, attento all’immagine: “E tu stai riprendendo?” Loquace si rivolge a un agente con una telecamera tra le mani. “Certo commissà.” “Mi raccomando, il mio profilo migliore è quello sinistro.” “Ma questo filmato resta agli atti, non lo distribuiamo alle TV.” “Sì, ma fai come ti ho detto” risponde in maniera seccata Loquace che non ama essere contraddetto.  (cap. 7)
Il romanzo descrive un evento drammatico ricorrendo alla parodia, alla commedia, ridicolizzando e portando all’esagerazione il modus operandi dello svolgimento di indagini. Doppi sensi e ironia, misti ad ambiguità, accompagnano nella lettura, spesso strappando sorrisi, altre volte stimolando alla riflessione sul ruolo della scrittura e della cultura.

“Quando scrivo lotto costantemente contro la pagina bianca: il vero nemico di ogni scrittore. Combatto, come hanno fatto gli scozzesi a Largas, in quel che sembra un eterno equilibrio di forze. La battaglia termia mettendo nero su bianco la parola “fine”, anche se qualcosa ancora continua a agitarsi. Arrivato alla pubblicazione del libro, allora, in quell’istante, tutti i miei sforzi sono realizzati e aspetto di assaporarne il dolce nettare. Questo mi ricorda l’incisione sul pennino: il risultato dovrà cambiare in mio favore, anche quello che sembra nullo. Forse lei non può comprendermi.” (cap. 2)
Non perdete tutti gli altri aggiornamenti su Storici&Salottiere!

- Sher
(Giulia Calibeo)

Nessun commento:

Posta un commento