sabato 9 aprile 2016

Editoriale n°18: Caccia ai bracconieri


La LAV, Lega Anti Vivisezione, descrive così la pratica del bracconaggio: “il bracconaggio è la caccia praticata ricorrendo a tecniche proibite dalla legge.” E, ancora, “gli animali cacciati vengono tratti in inganno e uccisi brutalmente. I bracconieri usano i cosiddetti lacci, freni di bicicletta che diventano veri e propri cappi, le tagliole, trappole a scatto per animali di taglia più grossa, e gli archetti, trappole a scatto con cui i piccoli passeriformi muoiono dissanguati dopo ore di tortura. Per le vittime non c’è speranza: se non muoiono sul colpo, si spengono agonizzanti. Alcune arrivano a scarnificarsi nel tentativo di liberarsi dalla morsa”.

Bracconiere è chi spara a specie protette, chi caccia in tempi o in aree di divieto, chi caccia con modalità e mezzi vietati, chi cattura illegalmente gli uccelli e gli altri animali protetti.

In Italia, la legge che regolamenta la caccia è la Legge nazionale 157/92, in particolare la Direttiva comunitaria “Uccelli” che prevede una serie di obblighi e divieti a cui i cacciatori devono attenersi. Sanzioni penali e amministrative sono previste nei casi di mancata osservanza di tali direttive. Esistono, inoltre, leggi riguardanti le aree protette (394/91), sulla rete Natura 2000 (Decreto n. 184/2007 del Ministero dell'Ambiente) e le leggi di recepimento regionale.

Inutile, quindi, riportare la differenza tra la pratica della caccia e quella del bracconaggio: al di là dell’essere favorevoli o meno, la prima è legale.

 

Dal gennaio 2011 il CABS (Committee Against Bird Slaughter), in collaborazione con le principali associazioni ambientaliste italiane, raccoglie su base giornaliera tutte le informazioni disponibili relative a reati commessi da cacciatori e bracconieri di nazionalità italiana ai danni della fauna selvatica. Da quanto emerge dal “Calendario del Cacciatore Bracconiere” del 2014-2015, sono stati raccolti un totale di 706 casi di reati rilevanti contro la fauna selvatica, 158 in più rispetto al precedente anno. La fauna coinvolta è principalmente appartenente alla famiglia degli uccelli, seguita da mammiferi; è riconfermato il fatto che la caccia agli uccelli si svolge molto più comunemente al di fuori delle regole rispetto alla caccia di mammiferi. Restando in ambito italiano, le regioni più coinvolte nella pratica della caccia illegale sono la Campania (18%), seguita da Lombardia (16%), Calabria (11%), Sicilia (10%), Puglia (8%), Toscana (7%) e Sardegna (6%). Non sono fuori dalla classifica neanche il Lazio, le Marche, il Veneto e l’Emilia Romagna, così come la Valle d’Aosta. La Sardegna, la Basilicata e il Friuli Venezia Giulia sono le regioni in cui i bracconieri, non dotati di licenza di caccia, sono più numerosi dei cacciatori.

 Il fenomeno del bracconaggio, come facilmente intuibile, non riguarda solo la penisola italiana. I francesi si classificano come principali bracconieri e trappolatori d’Europa e continuano a opporsi con forza a ogni tentativo di regolamentazione venatoria internazionale. In Germania, invece, si assiste a un fenomeno particolare poiché i cacciatori, oltre a usare spesso il veleno, modificano la natura del territorio rendendolo fertile per la caccia, con abbondanza di prede e carenza di predatori. La Spagna è protagonista del fenomeno del “silvestrismo”, ovvero la cattura di quatto specie di fringillidi per addestrarli al canto, in deroga alla Direttiva comunitaria. Anche l’area greca dell’isola di Cipro ha il primato del paese con il più alto tasso di bracconaggio in Europa. I cacciatori e i bracconieri europei, però, si spingono anche oltre le frontiere: una delle principali mete per il turismo venatorio è l’Argentina, considerata un vero e proprio paradiso per la pratica della caccia. 

 


Il simbolo della barbarie del bracconaggio è il rinoceronte: il suo corno vale 66mila dollari al chilo. Non sono meno a rischio elefanti, oranghi, uccelli migratori, lupi e orsi. 23 miliardi di dollari l’anno è la stima del WWF relativamente al traffico delle specie protette. Alla base di tutto c’è sempre un atto criminale dei bracconieri e una domanda di prodotti illegali da parte di paesi e consumatori. Un circolo vizioso che si alimenta grazie al valore sempre più alto delle specie che via via si estinguono. I numeri degli ultimi anni non sono rassicuranti: nel 2013 sono stati uccisi 25mila elefanti, 70 al giorno, mentre soltanto in Sudafrica gli esemplari di rinoceronti uccisi sono passati dai 13 del 2007 a 1004 nel 2013. Stessa sorte per le tigri: dal 2000 al 2012 sono stati uccisi 1400 esemplari e la popolazione complessiva non supera i 3200 esemplari. Tutte le sue parti vengono utilizzate per rimedi tradizionali nella medicina cinese, esibizione di trofei, amuleti e rituali.  Tutto questo per cosa? Avorio, utilizzato per monili, trofei e souvenir. Il suo valore ammonta a 3mila euro al chilo e viaggia illegalmente dall’Africa verso la Malesia, la Thailandia, le Filippine e la Cina. L'avorio è anche merce di scambio dei gruppi terroristici per compare armi e droga e il suo valore ha ormai cifre da capogiro grazie alla fiorente e ricca domanda asiatica.
La lista delle specie coinvolte è lunga e comprende tartarughe marine, pangolini, balene, delfini, orsi, scimmie e pappagalli. La carne di gorilla viene consumata in gran parte dalle comunità africane nei paesi d’origine. In alcuni casi, cuccioli di scimpanzé e gorilla vengono venduti come animali da esposizione o da compagnia. I gorilla sono inoltre minacciati dalla distruzione del proprio habitat naturale a causa della deforestazione. Per quanto riguarda gli squali, se un tempo la carne veniva utilizzata come piatto “povero” dei pescatori, oggi assume un valore del tutto nuovo: la sua pinna, infatti, che vale molto più della carne, viene utilizzata per la preparazione di zuppe consumate non solo in Asia, ma in tutto il mondo. Gli squali vengono catturati, privati della pinna dorsale e rigettati in mare, spesso ancora vivi. 

 

 Molteplici sono le organizzazioni che da anni si battono contro la massiccia attività di caccia illegale: da Greenpeace al WWF, fino a Sea Shepherd. Dai banchetti informativi nelle principali città all’azione sul campo contro l’illegalità senza fine, spesso con il tacito consenso della popolazione locale, come mostra questo servizio de “Le Iene”, alle prese con la mattanza delle balene nelle isole Fær Øer, regione autonoma del Regno di Danimarca dal 1948. 

Non posso che concludere con una massima di Groucho Marx che recita: "la caccia sarebbe uno sport bellissimo, se anche gli animali avessero il fucile".

Se hai perso lo scorso editoriale, puoi trovarlo qui.
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- Sher

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