martedì 26 aprile 2016

Byzantium, film orgoglio sui vampiri del 2012


Fin da piccola sono stata innamorata dei vampiri di Anne Rice. Chi non ha visto o letto Intervista col vampiro? Brad Pitt che fa il cupo Louis, Tom Cruise che interpreta Lestat, e la piccola Kirsten Dunst nei panni dell'eterna bambina vampira Claudia.

Ciò che mi era piaciuto immensamente della Rice, elemento presente solo nei libri, è che aveva dato un'origine al vampirismo: i primi vampiri sarebbero una coppia di regnanti d'Egitto impossessati da un demone che, tramite lo scambio di sangue, hanno passato ad altri esseri umani una parte dell'essenza del demone trasformandoli in vampiri anch'essi, dando il via a una catena di 'ramificazione dell'essenza del demone'. La subalternità di un vampiro creato rispetto al creatore (ovvero: perché uccidendo chi ha creato i vampiri muoiono tutti gli altri) quindi deriverebbe dal fatto che si andrebbe a distruggere il corpo centrale.

Byzantium fa la stessa cosa, fornisce una motivazione al fenomeno. I vampiri non sono supereroi immotivati, ma membri di una fratellanza che fanno un patto con un "santo" pagano e donano il proprio sangue in cambio della vita eterna. La figura del vampiro è simile all'originale: nonostante possano andare in giro alla luce del sole, possono entrare in casa solo su invito, per ucciderli bisogna tagliar loro la testa e se li ferisci sanguinano. Niente pelle di titanio. Niente superforza. Per uccidere le proprie vittime, l'unghia del pollice si fa acuminata e buca la vena da cui il vampiro succhia il sangue.
Ma veniamo alla trama.
Clara (Gemma Arterton) ed Eleanor (Saoirse Ronan), due misteriose e giovani donne senza un soldo, fuggono dalla scena di un violento crimine e trovano riparo in una località costiera, dormendo sul lungomare o in motel fatiscenti. Per sopravvivere, Clara comincia a prostituirsi fino a quando incontra il timido Noel che le mette a disposizione il Bisanzio, il suo squallido motel, che lei con un occhio al futuro provvede a trasformare in un bordello. Nel frattempo, Clara, eterna studentessa, conosce Frank, uno spirito affine che involontariamente le carpisce il segreto più grande della sua vita: nonostante sembrino adolescenti coetanee, Clara e Eleanor sono in realtà madre e figlia, vissute nei primi anni dell'Ottocento e discendenti di una stirpe di vampiri che hanno bisogno di sangue umano per sopravvivere. Da un momento all'altro, nella cittadina cominciano anche a susseguirsi una serie di misteriosi delitti che costringe le due donne a confrontarsi con un passato da cui per troppo tempo sono state in fuga.
Personalmente, sono arrivata al film solo per Gemma Arterton, una delle mie attrici preferite. L'avrete sicuramente vista nei panni di Farah in Prince of Persia o in Tess dei D'Urbervilles, o ancora in Gemma Bovary. Qui interpreta Clara, la madre di Eleanor che, da prostituta di un bordello, diventa vampira per sopravvivere alla tubercolosi e salvare la figlia, che trasformerà anch'ella in vampiro.

Di produzione inglese e irlandese, cosa che ho gradito non poco data la mia predilezione per la produzione british rispetto a quella americana, il regista Neil Jordan è lo stesso di Intervista col vampiro, film già citato all'inizio dell'articolo. Una garanzia per i vampiri a quanto pare. In fondo è irlandese, della stessa terra di Bram Stoker… ha diretto pure i Borgia. E infatti credo che mi vedrò la serie. Buon sangue non mente.

Il film non è affatto leggero. È introspettivo, affronta tematiche forti. Lo sfruttamento delle povere ragazze nel 1800, che venivano ingannate e rese delle prostitute, gli abusi negli orfanotrofi… e un rapporto tra madre e figlia difficile, un continuo scontro tra bisogno di proteggere chi si ama e il desiderio di verità e libertà.

Non è assolutamente un'americanata. Dura due ore: se avete cervello e buon gusto, ve le godrete. Se volete un film da patatine e birra, non guardatevelo.

- Lynn 



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