domenica 17 gennaio 2016

Editoriale n°16: “Contenere” la pedofilia con le bambole


Navigando sul web si viene a conoscenza di tutto ciò che accade nel mondo, in tempo reale. Ieri ho captato una notizia –terrificante- dal lontano e affascinante Giappone.
La Trottla è un’azienda fondata da Shin Takagi nel 2005 e da dieci anni produce bambole. Dalla scolaretta Japan style a bambine in reggiseno e mutandine a ragazzine con un orsacchiotto tra le braccia, fino a bambole completamente nude. Nulla di strano, apparentemente, se non fosse che questi prodotti sono pensati e venduti a uomini adulti o, per chiamarli con l’unico termine adatto, pedofili.
Sì, proprio così.


L’imprenditore, invitato a chiarire l’inusuale produzione, afferma che “dovremmo accettare socialmente che non vi è alcun modo per modificare le perversioni”, aggiungendo “aiuto tante persone ad esprimere i loro desideri, in modo legale ed etico. La vita non è degna di essere vissuta se si deve vivere con un così forte desiderio represso”. Takagi, in un'intervista per la testata TheAtlantic, ammette di aver avuto, in passato, problemi di pedofilia, sostenendo che “essere un pedofilo è come vivere con una maschera addosso”. 

La pedofilia non può essere definita una malattia dal punto di vista medico, ma una perversione che provoca forti impulsi sessuali nei confronti di bambini e neonati, e diverse sono le cure proposte per arginare questa condizione: dalla terapia cognitivo-comportamentale a soluzioni più estreme quale la castrazione chirurgica e chimica. Tuttavia, da un’analisi condotta recentemente dalla Mayo Clinic di Rochester, in Minnesota, emerge come questi trattamenti non sempre mutino l’orientamento sessuale dei pedofili nei confronti del bambino. Come se non bastasse, emerge anche un alto tasso di recidività che va dal 10% al 50%. Proprio in questo quadro si inserisce la posizione di Takagi che sostiene di essere d’aiuto sia alle vittime che ai carnefici, tanto che decine sono le lettere di ringraziamento degli acquirenti, tra i quali non mancano medici, insegnanti, celebrità, anche dall’Occidente, e donne che comprano le bambole per colmare il desiderio di maternità. 

Curiosando sul sito dell’azienda, è spaventosa la grande varietà di bambole proposte. Solo fanciulle di sesso femminile, occhi a mandorla e capelli lisci, mele che coprono il pube o bimbe con autoreggenti o lo zaino in spalla. Prezzi non proprio accessibili (ci sono produzioni che valgono anche ottomila dollari). Nessun nome, ma codici di vendita e il chiaro divieto di esportare questi prodotti in Corea del Nord e del Sud, Cina, Israele e Medio Oriente, con la sola eccezione del Kuwait. Le riproduzioni sono talmente verosimili da crearmi estremo disagio e, permettetemi, ribrezzo nello scorrere la home page di un sito estremamente essenziale, con poche informazioni e molte, troppe immagini della merce disponibile.

Proseguendo nella lettura dell’intervista per The Atlantic, Takagi sostiene che, al contrario di quanto si possa pensare, le sue bambole non sono “modificate” per permettere il rapporto sessuale con l’acquirente, ma hanno il solo scopo di frenare il pedofilo nel commettere un abuso su bambine in carne e ossa. Addirittura, diversi sono i clienti che hanno talmente preso a cuore la propria bambola da trattarla come una figlia, coccolandola e spazzolandole i capelli. Ovviamente, non esistono studi o statistiche che possano confermare questa posizione, né, però, è escluso che l’utilizzo di bambole possa, al contrario, rafforzare l’attrazione sessuale verso i minori.
A chi lo accusa di essere immorale, Takagi risponde così in un'intervista per Vice: "alcune persone hanno questo punto di vista, ma la bambola non è un essere umano. I diritti umani non appartengono a una bambola e la vittima non esiste da nessuna parte. Queste persone attaccano la mia azienda, ma non ho bisogno di giustificarmi. Se pensate che le nostre bambole siano immorali, dovremmo anche rimuovere tutte le sculture nude del mondo, come la statua di David, solo per la riproduzione di organi genitali".

Convinto nazionalista giapponese, l’imprenditore svela che tutti  i suoi dipendenti sono ex-militari che possono lavorare con il materiale cancerogeno utilizzato per la produzione solo due volte a settimana e indossando tassativamente appositi guanti e maschere di protezione. Già, la soluzione chimica impiegata per la creazione della pelle delle sue bambole è velenosa, con effetti tossici sul cervello.

 La mia perplessità si consolida con la riflessione che un pedofilo non può “guarire” dalla propria perversione comprando bambole spaventosamente realistiche, senza il necessario supporto medico, senza l’eventuale autocontrollo richiesto, senza avere la certezza che questa sia una soluzione al problema. Inoltre, Takagi sottolinea come il suo operato rientri nella legalità e nell’etica. E io mi chiedo: precisamente, in che modo?


- Sher

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