domenica 14 giugno 2015

Intervista ai Suntiago, band romana emergente

I Suntiago, band romana che si sta facendo strada a suon di note nel mondo della musica emergente, sono ragazzi preparati, e con tanta voglia di fare, una delle realtà musicali più interessanti del pop/rock degli ultimi anni. Conoscerli è stato un piacere per le mie orecchie, tra note accattivanti e testi non banali mi han fatto venir voglia di saperne di più sul loro conto. Li ho intervistati un po’ di tempo fa e questa è la nostra chiacchierata:
panorama

Ciao ragazzi, come state? Presentatevi un po’ chi siete, da dove venite, come nasce il vostro progetto?

Con molto piacere!
I Suntiago sono Giovanni, Stefano e Nahuel, ovvero chitarra e voce, basso e batteria. A parte i due anni magnifici in cui Emanuele Correani ha fatto parte della nostra band come seconda chitarra, non ce la siamo mai sentita di tradire la nostre fede  nel “power trio”. Veniamo dai Castelli Romani, chi da Frascati chi da Grottaferrata, e suoniamo insieme dai tempi delle superiori essendoci conosciuti alla Marco Tullio Cicerone di Frascati. Sin da quel momento l’idea fissa è stata proporre musica rock inedita e originale, e dopo aver suonato moltissimo tempo fra noi quasi esclusivamente “per noi” con il primo nome di Sundowner, ci siamo presentati al mercato proponendoci con il nome di Suntiago e con brani, da li in poi, in lingua italiana.

Un EP e un disco all’attivo in poco tempo. Quanta fatica e quante difficoltà ci sono alle spalle di questo grande lavoro?

La fatica sta in tutto quello che non è la musica. Come ben saprai è da diversi anni che le case discografiche hanno smesso di puntare sugli emergenti per costruire un discorso lungimirante prendendo in considerazione invece soltanto chi autonomamente ha già raggiunto un livello più alto. Per cui presentare un ep e un lp nel giro di 2/3 anni è un impresa dal punto di vista della produzione (quindi dei fondi), dei contatti, della pubblicità, delle pubbliche relazioni senza le quali effettivamente il lavoro non esiterebbe e dello sbattimento per essere al contempo musicista, manager e promoter di te stesso. Nulla di nuovo, è vero, ma anche nulla di più sbagliato. Un buon musicista non è detto che sia anche un buon manager, ecco perché oggi ascoltiamo cosi tanta merda, perché quelli che “sfondano” sono soltanto i buoni manager  e non più i buoni musicisti. La fatica nel fare musica invece è di tutt’altro tipo, se la si può chiamar fatica. La cosa che più tempo ci ha tenuti occupati comunque è stata la stesura dei testi dopo il passaggio all’italiano, che essendo una lingua di gran lunga più bella dell’inglese è anche di gran lunga più difficile, soprattutto nella musica rock.

Spop è il titolo del vostro album, di cosa parla? Cosa avete gettato nel calderone?

Spop vuol dire pop “sporco”. È una parola con cui abbiamo cercato di racchiudere quella che è la nostra idea, o per meglio dire il nostro obiettivo: proporre una musica orecchiabile in un involucro rock. Nel calderone ci abbiamo gettato 13 brani che raccontano in maniera diversa l’uno dall’altro le nostre mille sfaccettature musicali, cercando appunto di farle confluire in un canale identificabile come rock pop.



Cosa ne pensate della musica emergente? Credete che nell’attuale panorama musicale sia possibile emergere dalla massa?

Assolutamente si, anche se non è un fatto di sola bravura. Ci vuole molta fortuna, ci vogliono i giusti contatti, e bisogna cercare di essere il più possibile presenti sul campo. Farsi trovare sempre pronti perché molte cose arrivano in maniera inaspettata, e soprattutto bisogna avere un’idea precisa e coerente di cosa si voglia dare, del proprio messaggio musicale, in maniera tale da affidarlo ai canali più giusti per la propria promozione. Sembrano tutte banalità, ma non lo sono affatto, perché moltissimi gruppi, soprattutto oggi, fanno musica più per moda che per “missione”, e questo è vero che gli permette di entrare nel mercato, a volte anche in maniera importante e con successi enormi, ma al contempo fa di loro fenomeni del momento, in attesa di capire quale sarà la prossima moda. Chi ha invece un’idea fissa ed è  consapevole delle proprie qualità musicali, fatica e aspetta sicuramente di più, ma si mette al di sopra delle mode, la cosa più genuina, a mio avviso, che può succedere ad un gruppo musicale.

Voi a che punto siete?

I Suntiago sono a un buon livello emergente. Per nostra fortuna abbiamo visto che suonando fuori Roma la reazione del pubblico sembra essere a volte anche più buona, ed è per questo che stiamo cercando di incrementare la nostra presenza sul territorio italiano allontanandoci il più possibile. Siamo al punto di dover portare fuori dalla nostra città il nostro messaggio.

Perché il pubblico e i nostri lettori dovrebbero ascoltare la vostra musica? Cosa avete da dire?

Noi crediamo nel ritorno del rock, quello vero, suonato, e non per forza malinconico e triste “all’italiana”, ma allegro e melodico tipico degli inglesi. Ci piace rendere omaggio alla scena rock internazionale, strutture e ritmiche diverse e colorate, arricchite però da testi cantati in Italiano. Ci piace far ballare, entrare melodicamente e ritmicamente nella testa di chi ascolta, fosse in macchina o sotto a un palco, e far divertire cercando di scrivere musica il più possibile nuova e originale. Per dirla in una parola, come sottolinea anche il nostro nome, ci piace il sole.

Da poco avete suonato live al Pierrout Le Fou, serata organizzata in collaborazione con i ragazzi di Fattore C. Quanto è importante la sinergia con realtà diverse che però lottano per un unico scopo, la promozione della buona musica?

È fondamentale. E sinceramente a volte mi chiedo dove saremmo adesso senza l’appoggio di questa magnifiche realtà che effettivamente ci hanno dato la possibilità di uscire: Fattore C, ExitWell, i ragazzi di CheapSound, RadioKaos, e tutte le altre splendide persone o locali, come appunto il Pierrot Le Fou, che supportano la musica indipendente ed emergente, lottando contro difficoltà a volte molto molto più grandi di quelle dei musicisti stessi.

Potete ascoltare i Suntiago su tutti gli store digitali e potete seguirli sulla loro pagina facebook dove sono molto attivi. Inoltre sono ragazzi disponibili e alla mano, suonano molto e non soltanto in quel di Roma. Insomma, cercateli, ascoltateli e innamoratevi dei loro pezzi.

Sergio Mario Ottaiano


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